Sindrome dell’intestino irritabile

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La sindrome dell’intestino irritabile (SII o IBS per Irritable Bowel Syndrome) è una delle patologie gastrointestinali più frequenti. Si arriva alla diagnosi quando i sintomi non si lasciano ricondurre ad alcuna causa organica o patologica, e limitano fortemente la qualità di vita del paziente.

Formulare una diagnosi nel caso della sindrome dell’intestino irritabile non è facile, dato che ancora non si conoscono le sue cause patologiche. La IBS è stata più volte contestata come quadro patologico indipendente. Le linee guida sulla sindrome del colon irritabile identificano tre criteri utili a definire la sindrome negli adulti:

  1. Sintomi gastrointestinali cronici persistenti per più di tre mesi (dolori addominali, flatulenza…), accompagnati da alterazioni dell’alvo.
  2. I sintomi sono tanto forti da indurre il paziente a richiedere il parere del medico sentendo pregiudicata la propria qualità della vita.
  3. Il presupposto è che non vi siano altri quadri patologici potenzialmente responsabili dei sintomi.


I precedenti criteri di definizione formulati da Manning e Kruis nel 2006 in Roma I, II, III presentavano alcune debolezze strutturali e non erano stati completamente validati. Stabilivano che l'IBS può essere diagnosticata sulla base di una persistenza dei sintomi da almeno tre mesi, purché nei 12 mesi precedenti ci sia stato dolore addominale con due su tre delle seguenti caratteristiche:

  • Miglioramento dei sintomi con l’evacuazione
  • Esordio associato a un’alterazione della frequenza dell’alvo
  • Esordio associato a un’alterazione della forma (aspetto) delle feci.

I criteri di Roma III identificano altri sintomi a sostegno della diagnosi quali evacuazione difficoltosa associata a uno stimolo impellente e a forti dolori, flatulenza e altri. La IBS si manifesta in tutte le classi d’età, ma incorre soprattutto in persone di età compresa tra i 35 e i 50 anni.

Altri criteri per la sindrome dell’intestino irritabile nei bambini

Per diagnosticare la IBS nei bambini e negli adolescenti si fa riferimento ai criteri di Roma III. Perché la sindrome dell’intestino irritabile in età pediatrica sia confermata, devono essere soddisfatti i seguenti criteri diagnostici:

a) Sensazione di malessere e dolori addominali associati a due o più dei seguenti criteri:

  • Miglioramento dei sintomi con l’evacuazione
  • Alterazione della frequenza dell’alvo
  • Alterazione della forma delle feci

b) Assenza di segni infiammatori, anatomici, metabolici o neoplastici che possano spiegare i sintomi dei pazienti.

  • Tenere conto della celiachia e della sensibilità al glutine non celiaca

    I ricercatori sospettano che tra i pazienti affetti da IBS si nascondano potenziali pazienti affetti da celiachia non diagnosticata. Alcuni lavori di ricerca come lo studio GIBS, acronimo di “Gluten-free diet in IBS” della Charité di Berlino e gli studi Glutox in Italia, approfondiscono proprio quest’ambito. I pazienti affetti da sindrome dell’intestino irritabile mostrano gli stessi sintomi gastrointestinali non specifici della celiachia, ancora più persistenti e ricorrenti. È relativamente semplice escludere una celiachia basandosi sulla diagnosi specifica. Per la sensibilità al glutine non celiaca, altra patologia che può essere presa in considerazione e che spesso è accompagnata da segni cognitivi, non esiste finora alcun test specifico. In questo caso per arrivare alla diagnosi è necessario procedere per esclusione allontanando il sospetto della celiachia e dell’allergia al grano e valutando la risposta del paziente a una dieta priva di glutine.